Il fattore psicologico

Buongiorno a tutti. Oggi intendo affrontare il problema delle motivazioni che sono  sottostanti alla decisione di uno scacchista di mettersi in gioco e combattere (esattamente) sulle 64 case della scacchiera. In effetti la battaglia vera è condotta contro se stessi, le proprie debolezze, o no? Trattasi altresì di aumentare il proprio auto-controllo emotivo.

Vi riporto quattro celebri frasi di incoraggiamento e vi invito a esaminarne il contenuto con molta attenzione…

Che tu creda in te stesso quando cento persone non ci credono è molto più importante che cento persone credano in te quanto tu non ci credi. (Mark Fisher)

Tutto sembra sempre impossibile, finché non viene fatto. (Nelson Mandela)

Gli ostacoli sono quelle cose spaventose che vediamo ogni qualvolta distogliamo lo sguardo dalla nostra meta. (Henry Ford)

L’unico modo sicuro per raggiungere il successo consiste nel fare meglio e di più di quanto ci si aspetta da te, indipendentemente dal compito che ti è stato assegnato. (Og Mandino)

Bene, che altro potrei aggiungere? Non siamo magari in grado di giocare bene come un computer dotato di software di ultima generazione, né forse nemmeno come giocatori di calibro internazionale, ma comunque possiamo fare moltissimo di più per aumentare la nostra forza di gioco. Quindi se è vero che la nostra autostima viene messa a dura prova dopo una sconfitta, fermiamoci ad analizzare il perché e il come della nostra prestazione. Se non ci ha soddisfatto dobbiamo crederci davvero,  che noi sapremo fare meglio la prossima volta.  L’ avversario più ostico e più pericoloso è la paura di perdere…di perdere non solo punti Elo bensì, soprattutto, di perdere la nostra autostima, non solo il controllo della situazione in partita ma soprattutto il controllo delle nostre emozioni.

Come insegna il celebre personaggio vulcaniano di Star Trek, il signor Spock, è questione di logica; come direbbe l’ investigatore Sherlock Holmes, è elementare, Watson.

Non c’ è superstizione che tenga. È solo questione di logica, una fredda e spietata  logica.

È per questo motivo che bisogna ricordarsi di essere umili, calmi ed equilibrati nei giudizi.

E poi, non succede la fine del mondo se si perde qualche partita, è pur sempre un gioco !

Tutti vorremmo giocare bene come Karpov, Caruana o Kasparov, per citarne qualcuno (accidenti, che nomi importanti) ma poi, davanti a un nostro errore in partita, forse rimaniamo interdetti, storditi, impietriti, imbarazzati. Qualcuno si mette persino a piagnucolare, ma basta! È solo un gioco, uno sport, e dobbiamo comprendere che se lo prendiamo troppo seriamente, con troppo accanimento, diventa invece una tortura. Non ci si diverte più e tutto ciò può tradursi in una sofferenza emotiva indicibile.  Non ci si deve mai vergognare di una brutta prestazione sportiva.

Bisogna vergognarsi di una condotta antisportiva, caso mai. Online mi capita di vedere tanti casi di cheating su varie piattaforme internet di scacchi. O perlomeno, le segnalazioni di cheating, di frode o abuso, sono molte.

Questa della condotta antisportiva è una piaga autentica, un male difficile da estirpare.

Purtroppo si tratta di persone immature e incapaci di pensare con la propria testa. È per questo che ricorrono all’ uso dei computer e dei dispositivi mobili, non sanno ragionare, né sanno concentrarsi sui problemi. Che altro dire? Si tratta di gente disonesta con se stessa e veramente non fanno torto alla intelligenza altrui, ma invece fanno torto al proprio raziocinio e probabilmente si sta qui con ardore discutendo di quali idee, quali forze oscure li conducano a pensare di essere giocatori di qualità, con la G maiuscola, proprio come gli altri.

In realtà non sono niente, ma proprio niente e nessuno.

 

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