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Scacchi e aggressività

Oggi farò un discorso sulla seguente tematica: gli scacchi generano davvero cattiveria e aggressivitá?

Se la risposta è sì, che possiamo fare per correggere questo lato del comportamento umano?

Perdere

Nel giocatore di scacchi esiste un netto contrasto tra l’incertezza febbrile e intensa concentrazione quando deve muovere e le oziose divagazioni quando la mossa tocca all’avversario. Tutto questo in uno stato di tensione permanente. Non c’è quindi da meravigliarsi che molti giocatori si lamentino che il gioco degli scacchi li rende ‘nervosi’, e molti smettono di giocare perché giudicano insopportabile questa tensione.

Mentre da un lato l’Ego del giocatore reprime e intellettualizza la propria aggressività (negli scacchi non vengono scambiati colpi né reali né simulati), dall’altro questa trova nel gioco stesso una certa dose di gratificazione.
Non ci si aspetterà quindi che il giocatore di scacchi sia un tipo psicologico passivo-dipendente. Anzi, saprà trovare numerosi sbocchi alla propria aggressività, e tali sbocchi saranno anch’essi secondo linee di comportamento socialmente accettabili.
Se ne può dedurre che gli esperti di scacchi potranno aver successo anche in altri campi, come infatti succede.
Invece nel tipo psicologico passivo-dipendente, la situazione può aggravarsi. Chi fa dipendere tutto dal risultato di una partita, può essere paragonato ad una bomba a orologeria.
Facilmente costui potrà scatenarsi in invettive, in comportamenti poco corretti, in esagerate e plateali proteste e anche prodursi in polemiche sterili di fronte ad una sconfitta a tavolino.
Arrivare a saper accettare la sconfitta, è un traguardo importante anche esso in termini di consapevolezza e di crescita morale. La propria personalità viene plasmata, nel senso che diventa più matura, ponderata e morigerata nel giudizio. Se qualcuno ritiene invece, dopo aver perso una partita, che la propria autostima venga tristemente ridimensionata oppure stravolta, significa che ha un Ego troppo forte, che non può fare altro, invece, che riflettere seriamente sulla limitatezza delle capacità umane (in senso generico) perché necessariamente dovrà fare i conti con la esistenza di tale limitatezza umana. Le emozioni in un animo puerile e soprattutto in una mente poco umile, poco incline a subire critiche, possono sfociare in un fiume di aggressività (verbale o fisica) e palesare problemi anche gravi di genere psicologico. La sfera affettiva-umorale è molto importante per trovare il proprio equilibrio psico-sociale. Il gioco degli scacchi può essere terapeutico se improntato in questa direzione : fare crescere e fare maturare le menti più immature e più “chiuse”. Quando si diventa consapevoli che esiste anche l’ Altro, che non esiste solo il bisogno e la motivazione propri dell’ Ego, si può notare la crescita anche della capacità di autocontrollo. Quando si inizia a studiare gli scacchi umilmente, si ottiene una serie di vantaggi: si impara dalle sconfitte più che dalle vittorie, addirittura, in molte occasioni di gioco. Naturalmente non è tutto così naturale né così ovvio.

Nessuno cresce personalmente, se non si impegna in prima persona a farlo. Una partita a scacchi è simile ad una prova di resistenza nervosa, durante la quale le proprie risorse intellettuali e le proprie conoscenze teoriche e tecniche, risultano determinanti per lo scopo di vincere un punticino.

Più importante di questo punticino, però, c’ è qualcosa di diverso : la propria autostima viene aumentata anche dal fatto di sapersi arrendere con garbo e con un bel sorriso autentico, poiché è naturale e corretto nei confronti della persona che ci sta di fronte alla scacchiera, ammettere che ha saputo giocare meglio.

Scuse e alibi vari, non dobbiamo cercarne proprio.
Ricordiamoci questo assunto:
Poiché nel gioco degli scacchi non esiste il minimo elemento di casualità, la vittoria è il risultato dei propri meriti e la sconfitta è il risultato dei propri errori. Invocare il Padreterno e dare la colpa a questo o a quell’ altro episodio della partita, non fanno crescere nessuno.

In questo senso possiamo dire che da una sconfitta si può imparare moltissimo. Nei tornei agonistici, tale ragionamento non sembra essere nemmeno preso in considerazione.

Nei tornei si pensa solo a vincere. Penso alla assurdità di certi giocatori, nei corridoi dei circoli di scacchi, mentre camminano ansiosamente e con i nervi tesi, con animo inquieto si preparano ad affrontare partite di torneo, senza nemmeno osare guardarsi in faccia.

Costoro pensano a vincere le partite e a fare una buona prestazione.

Per loro gli altri non esistono proprio.

Cito il seguente versetto 18 del Corano:

“Non voltare la tua guancia dagli uomini e non calpestare la terra con arroganza: in verità Allah non ama il superbo vanaglorioso.﴾وَلَا تُصَعِّرْ خَدَّكَ لِلنَّاسِ وَلَا تَمْشِ فِي الْأَرْضِ مَرَحًا ۖ إِنَّ اللَّهَ لَا يُحِبُّ كُلَّ مُخْتَالٍ فَخُورٍ18”

E ancora:

Filippesi 2:3

“Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso”.

Eppure qualche vittoria alla scacchiera, costituisce un pericoloso antecedente: si crede di essere diventati invincibili o comunque molto forti scacchisticamente, si crea e si rinforza pure una esagerata autostima.

Ma, come sostiene il libro di Ecclesiaste nell’ Antico Testamento, è tutto una Vanità.

“Vanità delle vanità – dice Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme – tutto è vanità”…

Chi accresce il sapere, aumenta il dolore “.

(dal sacro Libro di Ecclesiaste 1)

Noi tutti sappiamo che psicologicamente un Ego pronunciato, è facilmente foriero di guai e di problemi, soprattutto di problemi nelle relazioni sociali. In generale il proprio comportamento diventa facilmente cattivo, aggressivo.
Dopo una vittoria, tenere i piedi per terra diventa più difficile.

Così si spiegano i cicli di prestazioni sportive che presentano alcune serie di alti e bassi spaventosi.Infatti le emozioni giocano un ruolo di fondamentale importanza durante il processo decisionale, interferendo con il pensiero razionale.

Non giochiamo solamente contro un avversario fisico che sta di fronte a noi alla scacchiera, giochiamo sempre o quasi sempre anche contro le nostre stesse emozioni.

divisore
grayscale photo of man thinking in front of analog wall clock

Scacchi. Una riflessione doverosa

Si tratta di un gioco oppure di una autentica ossessione? Ovvero: Sport oppure accanimento? La speranza che gli Scacchi non diventino ossessione, ma, bensì, divertimento puro, dipende da ognuno di noi.
Gli Scacchi si possono amare oppure odiare, ma non si possono mai disprezzare. Quei pezzi sulla scacchiera, sono lì a rappresentare innumerevoli opportunità, per costruire e per distruggere idee e strutture nuove, per imbastire reti e ragnatele di pedoni, cavalli, alfieri e torri, intorno al Monarca e alla Regina degli eserciti di legno. Quei pezzi rappresentano una sfida, la storia di ogni partita è unica, ma ugualmente significativa.

Si tratta di una storia, però, di cui dobbiamo rivedere il nostro ruolo di protagonista. Il protagonista vero non sono io e non è nemmeno lui/lei, quello che dovrebbe essere il mio avversario di turno ….Invece il vero protagonista è l’ errore. Senza errori, le partite finirebbero tutte in parità. Adesso analizziamo l’ errore principale dell’ atteggiamento mentale di un giocatore medio di scacchi: la disistima.
Siamo cosí immersi nella dicotomia virtuale protagonista/antagonista, che la lotta sulle 64 case diventa asperrima e logorante, fino allo stremo delle forze. Crediamo, supponiamo di dovere assolutamente vincere e per ottenere questo vantaggio, supponiamo anche di dover ricorrere a tutti i nostri più ingegnosi tatticismi, e cosí se riusciamo nella realizzazione, bene. Se non riusciamo, sopraggiunge per noi, gli sconfitti (?!) lo sconforto più ottenebrante.
Allora, in una competizione agonistica, accade che si mette in discussione la nostra qualità più intima e profonda di esseri senzienti e la stessa nostra capacità di ragionamento, non invece la fattura dei tatticismi e della strategia che abbiamo scelto di utilizzare. La elasticità di pensiero viene sopraffatta dal senso pessimistico di chi crede di non valere nulla, di non saper fare nulla, e diventa un giudizio totalizzante, che non ammette smentita.
Stiamo ai fatti, però: lo stile di gioco, la fattura dei tatticismi, la qualità non migliorano da sole e nemmeno con l’ allenamento. Infatti allenarsi e ripetere gli stessi errori capita molto più frequentemente di quanto si pensi. Colui che gioca con uno di noi, alla scacchiera, si accorge facilmente se siamo nervosi e se stiamo facendo una partita piena di errori. Purtroppo non ci daranno consigli in partita, se si tratta di una partita a punti. Purtroppo non ci correggeranno, e rischieremo di perdere e di fare anche una brutta figura. Magari ci correggeranno alla fine della partita, e ci faranno aprire gli occhi sulle nostre lacune. Magari poi ci accorgeremo noi stessi, in sede di analisi con l’ aiuto del computer, di quali piccoli e grandi errori siamo stati “colpevoli”… ma intanto la frittata è fatta.

Lo sconforto è una spiacevolissima sensazione, ha il potere di annebbiare le facoltà mentali più dell’ alcool e più della rabbia, perché spesso capita anche di arrabbiarsi con noi stessi e con il destino, per aver buttato via punti. Il punteggio è una invenzione probabilmente nata dalla geniale mente di qualche sadico, che voleva farci stare male…. perché ho conosciuto tanti giocatori che attribuiscono al punteggio finale un valore altissimo, e alla fattura del proprio gioco un valore molto più modesto. Insomma, vincere fa morale, ma secondo me giocare innanzitutto bene e vincere fa molto più morale ed è molto più importante. Vincere per demerito altrui o per altri fattori concomitanti, come per esempio l’ esaurimento del tempo a disposizione dell’ avversario, non è paragonabile nemmeno lontanamente a una schiacciante vittoria con zero errori per esclusivo merito nostro…e chissenefrega dei calcoli opportunistici e della importanza del punteggio ! In conclusione, un consiglio a chi si avvicina al gioco più bello del mondo: non giocate a punti, fino a che non avrete acquisito tecnica posizionale, conoscenza tattica e strategica sufficienti a ottenere almeno un buon 60-70% di vittorie. Altrimenti vi state sopravvalutando e rischiate di finire nell’ imbuto tritatutto di tutti gli aspiranti scacchisti falliti e finiti prima del loro tempo. Troppa impazienza, troppa pigrizia mentale, la fretta e persino un puerile orgoglio arrecano danni gravi alla crescita psicologica personale…e non si sta paventando di perdere un po’ di punti ELO, si sta invece avvertendo che esiste la seria possibilità di perdere autostima e amore per il Nobil Giuoco e nei confronti di qualsiasi sport. Se volete eccellere in uno sport, dovete eccellere innanzitutto nella vostra tempra morale e caratteriale.

Idealmente dovete abbracciare il vostro avversario, perché può insegnarvi qualcosa. E COVID permettendo, abbracciate fisicamente, abbracciate dentro il vostro cuore tutti i vostri avversari e predisponetevi ad accoglierli in amicizia e senza paura. Non sono alieni, non sono nemici, anzi. Sono potenziali allenatori, amici e vostri fraterni alleati. Dipende tutto da voi fare in modo che vi possano aiutare a crescere caratterialmente e tecnicamente.

Il fattore psicologico

Buongiorno a tutti. Oggi intendo affrontare il problema delle motivazioni che sono  sottostanti alla decisione di uno scacchista di mettersi in gioco e combattere (esattamente) sulle 64 case della scacchiera. In effetti la battaglia vera è condotta contro se stessi, le proprie debolezze, o no? Trattasi altresì di aumentare il proprio auto-controllo emotivo.

Vi riporto quattro celebri frasi di incoraggiamento e vi invito a esaminarne il contenuto con molta attenzione…

Che tu creda in te stesso quando cento persone non ci credono è molto più importante che cento persone credano in te quanto tu non ci credi. (Mark Fisher)

Tutto sembra sempre impossibile, finché non viene fatto. (Nelson Mandela)

Gli ostacoli sono quelle cose spaventose che vediamo ogni qualvolta distogliamo lo sguardo dalla nostra meta. (Henry Ford)

L’unico modo sicuro per raggiungere il successo consiste nel fare meglio e di più di quanto ci si aspetta da te, indipendentemente dal compito che ti è stato assegnato. (Og Mandino)

Bene, che altro potrei aggiungere? Non siamo magari in grado di giocare bene come un computer dotato di software di ultima generazione, né forse nemmeno come giocatori di calibro internazionale, ma comunque possiamo fare moltissimo di più per aumentare la nostra forza di gioco. Quindi se è vero che la nostra autostima viene messa a dura prova dopo una sconfitta, fermiamoci ad analizzare il perché e il come della nostra prestazione. Se non ci ha soddisfatto dobbiamo crederci davvero,  che noi sapremo fare meglio la prossima volta.  L’ avversario più ostico e più pericoloso è la paura di perdere…di perdere non solo punti Elo bensì, soprattutto, di perdere la nostra autostima, non solo il controllo della situazione in partita ma soprattutto il controllo delle nostre emozioni.

Come insegna il celebre personaggio vulcaniano di Star Trek, il signor Spock, è questione di logica; come direbbe l’ investigatore Sherlock Holmes, è elementare, Watson.

Non c’ è superstizione che tenga. È solo questione di logica, una fredda e spietata  logica.

È per questo motivo che bisogna ricordarsi di essere umili, calmi ed equilibrati nei giudizi.

E poi, non succede la fine del mondo se si perde qualche partita, è pur sempre un gioco !

Tutti vorremmo giocare bene come Karpov, Caruana o Kasparov, per citarne qualcuno (accidenti, che nomi importanti) ma poi, davanti a un nostro errore in partita, forse rimaniamo interdetti, storditi, impietriti, imbarazzati. Qualcuno si mette persino a piagnucolare, ma basta! È solo un gioco, uno sport, e dobbiamo comprendere che se lo prendiamo troppo seriamente, con troppo accanimento, diventa invece una tortura. Non ci si diverte più e tutto ciò può tradursi in una sofferenza emotiva indicibile.  Non ci si deve mai vergognare di una brutta prestazione sportiva.

Bisogna vergognarsi di una condotta antisportiva, caso mai. Online mi capita di vedere tanti casi di cheating su varie piattaforme internet di scacchi. O perlomeno, le segnalazioni di cheating, di frode o abuso, sono molte.

Questa della condotta antisportiva è una piaga autentica, un male difficile da estirpare.

Purtroppo si tratta di persone immature e incapaci di pensare con la propria testa. È per questo che ricorrono all’ uso dei computer e dei dispositivi mobili, non sanno ragionare, né sanno concentrarsi sui problemi. Che altro dire? Si tratta di gente disonesta con se stessa e veramente non fanno torto alla intelligenza altrui, ma invece fanno torto al proprio raziocinio e probabilmente si sta qui con ardore discutendo di quali idee, quali forze oscure li conducano a pensare di essere giocatori di qualità, con la G maiuscola, proprio come gli altri.

In realtà non sono niente, ma proprio niente e nessuno.

 

Vi invitiamo a visitare le seguenti pagine, per approfondire la tematica:

 

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