Il “flusso continuo e discontinuo”

Il fattore umano – ovvero l’incapacità del cervello di processare oltre un certo numero di informazioni in un tempo dato – negli scacchi è molto variabile. L’illusione di “flusso continuo”, si ha quando una sequenza di idee si presenta inscindibile, alla nostra intelligenza. Nel caso del cinema, non credo ci sia una differenza apprezzabile tra il numero di immagini (fotogrammi) per secondo distinguibili tra un adulto ed un altro. Ma nel caso degli scacchi invece ci sono grandi differenze soggettive, e dipende sia dalla forza e dalla esperienza del giocatore sia anche da una soggettiva capacità individuale di processare le informazioni, poiché il ragionamento scacchistico si compone di “tronconi”.

I giocatori più forti (con maggiore esperienza o con maggiori conoscenze) riescono a inserire più informazioni in ciascun troncone di ragionamento.

La nostra memoria a breve termine, riesce quindi a gestire o manipolare non più di sei o sette “tronchi” per volta; ciò spiega perché giocatori diversi possono avere una ben diversa padronanza della stessa posizione.

Certe posizioni alla scacchiera, richiedono un ragionamento superiore rispetto ad altre. Affinché una sequenza di mosse appaia alla mente dell’osservatore come un “flusso continuo” ci deve essere un contenuto maggiore di quello che la memoria a breve termine dell’osservatore riesce a padroneggiare in un solo momento. L’effetto di “flusso continuo” si ottiene solo se la posizione data raggiunge questo traguardo. Più avanti faremo degli esempi. Le idee stimolate dalla posizione devono scorrere, proprio come la pellicola di un film con i suoi fotogrammi, attraverso la nostra coscienza (saturando a più riprese la memoria a breve termine) ad una velocità sufficiente per creare l’effetto di scorrimento continuo.

Il primo esempio, di quanto ora detto, riguarda uno studio di J. Moravec. Ha contenuto sufficiente affinché la maggior parte dei giocatori esperimentino questa sensazione di “flusso” nel procedere cadenzato della soluzione. Solo i solutori più forti riusciranno a cogliere l’intera soluzione come in un tutt’uno.

Il secondo esempio consiste in uno studio di Z. Birnov, del 1947, costruito su una chiusa creata precedentemente dal grande Kasparian – ha un contenuto troppo ricco perché un umano riesca a comprenderla tutto in un solo colpo. E’ uno studio che si può padroneggiare, ma solo come una serie di passaggi mentali, ognuno dei quali può essere ricondotto ad una “sessione” della coscienza, che richiede tempo e concentrazione, ovviamente, ma che alla fine della sessione riconduce ad una serie di nuovi interrogativi.

In un certo senso, ciascuno di questi passaggi della mente forma un “troncone” di pensiero, nel procedere della nostra mente verso la comprensione globale dello studio, ma come detto la nostra mente umana riesce a padroneggiare non più di sei o sette tronconi alla volta, per cui l’esempio dello studio di Z. Birnov che è molto complesso e che richiede una analisi molto profonda per arrivare alla soluzione completa, può mettere a dura prova chiunque.

Esempio n. 1

Studio di J. Moravec

Il Bianco muove e vince

Innanzitutto bisogna sapere che un pedone di vantaggio su colonna di Torre non è sufficiente per vincere, pertanto il cambio in c7 si classifica subito come patta. Ciò è tanto ovvio che difficilmente può costituire un “tronco”: si può scartare la idea del cambio senza occupare uno spazio rilevante nel processo analitico.

Quindi bisogna vedere che la naturale 1. b7 ♚c6 porta ugualmente alla patta, poiché qualsiasi successiva mossa della Torre del Bianco, eccetto ♖d8, permette al Nero di catturare il pedone bianco ♙b7.

Questo è il “troncone” numero uno.

Il troncone numero due consiste nel vedere che il Bianco può sacrificare la Torre per cercare di promuovere il suo pedone.

Infatti, se : 1. ♖d8 ♚xd8 2. b7 ♜b4!

Vedere che questa mossa difensiva, in congiunzione con la seguente del nero, è l’unica a disposizione del Nero per evitare la promozione del pedone bianco costituisce il “troncone” numero tre.

Il Re bianco viene adescato in b4 affinchè c7-c5 arrivi con scacco, per dare il tempo al Re Nero di avvicinarsi.

3. ♔xb4 c5+ 4. ♔b5

I “tronconi” quattro e cinque consistono nel vedere che non c’è bisogno di prendere il pedone Nero, che prenderlo significherebbe andare incontro alla patta e che la mossa 4.♔b5 oppure 4.♔a5 minaccia di vincere dando un sostegno al pedone ♙ b7.

4 …..♚c7 5. ♔a6 ♚b8.

Quest’ultima mossa è forzata, per impedire 6. ♔a7.

Se il solutore dello studio aveva visto prima qualcosa di questo genere, la “corsa” conclusiva dei pedoni costituisce un singolo “tronco” (numero sei).

6. ♔b6 ♟c4 7. ♙a4 ♟c3 8. ♙a5 ♟c2 9. ♙a6 c1=♛ e infine 10.♙a7 # Matto .

Giusto in tempo ! La posizione finale merita un diagramma.

La Donna Nera è lontana spettatrice della esecuzione del suo partner.

Esempio n. 2

Studio di Z. Birnov-Kasparian

Il Bianco muove e vince

Il solutore comincia l’analisi prendendo coscienza dell’equilibrio di materiale e della minaccia di promozione dei pedoni sui due fronti. Permettere al Re Nero di promuovere con scacco chiaramente non è una buona idea. Così, andando per eliminazione di idee, (1. ♖g1 ♚b7) si dovrebbe pervenire alla prima mossa.

Tutto questo procedimento prende almeno un “troncone”.

1.♖g7 +

Un altro processo di eliminazione conduce alla unica buona replica del Nero (troncone due).

1….. ♚b6 !

La promozione con scacco si suggerisce da sé, ma bisogna vedere che non ci sono alternative valide (troncone tre).

2. a8=♘+! ♚a6

Se 2. …♚a5? 3. ♖a7 Matto e se 2. …♚c6? 3. ♖c7 Matto.

In una posizione a dominante tattica è necessaria una grande precisione: assicurarsi che entrambe queste continuazioni portano al matto, prima di andare oltre con il ragionamento analitico, richiede altri due tronconi.

3. ♘c7+ ♚a5

Per dedurre che questa mossa é forzata, il solutore consuma gli ultimi tronconi del primo stadio a sua disposizione : se 3 ….♚b7 4. ♘e6+ ♚b6 5. ♖g1 e il Cavallo controlla g5, oppure se 3. ♚b6 4. ♘d5+ ♚a6 5. ♘b4+ e in entrambi i casi il Bianco se ne esce con una Torre in più.

All’incirca a questo punto, la analisi si deve fare più attenta…. la soluzione richiede più tempo del previsto.

4. ♖g1 ♝g5 !

Secondo stadio. I primi due tronconi consistono nel calcolare, che dopo 4. …♟d5+ 5. ♔b3 il Nero perde e nello scoprire la risorsa difensiva 4. ….♝g5 che in congiunzione con la prossima mossa del Nero, ha lo scopo di attirare la Torre del Bianco in una casa in cui non riuscirà più a controllare il ♟c2. E’ una trappola poco usuale e perciò più difficile da scoprire.

5. ♖xg5+ ♟d5+6. ♖xd5+

Se ora 6. …♚b6 7. ♖b5+ ♚xc7 8. ♖c5+ ♚d6 9. ♔b4 arrestando il pedone. Questa analisi richiede due tronconi di pensiero.

6 …♚a4

Fermarsi sarebbe del tutto normale, concludendo che il Nero ha la patta poiché non si può impedire la promozione del pedone, per giunta con scacco.

Il solutore allora tornerebbe indietro per controllare tutte le varianti precedenti, ed alla fine sarebbe costretto a concludere che la posizione iniziale è patta. Tutto questo processo impiegherebbe un paio di sequenze di sei o sette “tronconi” ciascuna. Se fosse una partita, non si immaginerebbe che il Bianco può vincere, ma essendo uno Studio, dopo vari tentativi, il solutore si dovrebbe riportare in questa posizione e magari gli potrebbe balenare nella mente la prossima mossa.

Dopo averla messa ben a fuoco, passiamo al prossimo stadio (il terzo).

7. ♘b5+ c1=♛+

Le ultime mosse dovrebbero apparire alla mente del solutore in un unico troncone.

8. ♘c3+ ♚a3 9. ♖a5+ ♚b2 10. ♖a2 Matto.

Di nuovo, la posizione finale merita un diagramma

Questa volta la Donna non è spettatrice passiva, contribuisce alla capitolazione del Re Nero occupando una casa di fuga cruciale.

RIEPILOGO

Sebbene entrambi gli Studi si concludano con il matto dopo 10 mosse, quello di Birnov-Kasparian è molto più difficile da risolvere, perché richiede un maggior numero di “tronconi” di riflessione.

Un forte giocatore può risolvere il primo studio con un singolo sforzo di analisi, mentre il secondo richiede diversi periodi, o stadi, di riflessione, dove tra l’uno e l’altro il solutore si ferma, raccoglie i suoi pensieri e riparte per spingersi più a fondo. Entrambi gli Studi creano l’illusione del flusso, mentre le mosse, per loro natura discontinue, si sposano l’una con l’altra a formare un qualcosa che ci pare unitario.

Se il lettore è disposto a compiere uno sforzo intellettuale, troverà che risolvere il secondo Studio gli darà un grado di soddisfazione ben maggiore del primo Studio, grazie al suo più ricco flusso di idee principali e collaterali.

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