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Scacchi e ambiti scientifici


Conversazione con Alessandro Dominici

(tratto da un articolo di Uberto Delprato)


I giochi degli scacchi sono sempre stati considerati un ottimo allenamento per “stimolare la mente” nei campi della logica, della matematica e della pianificazione. Oltre a ciò, sono anche un grande stimolo per sviluppare la capacità di adattamento e di resilienza psicologica di fronte alle sconfitte. Alessandro Dominici non è solo il “motore” di Alfiere Bianco e un insegnante di scacchi da più di vent’anni, ma è anche un innovatore nel campo delle applicazioni educative degli scacchi.
Ho avuto l’opportunità di scambiare qualche idea con lui pochi giorni prima dell’inizio della Conferenza Scacchistica di Londra 2023, che si terrà dal 17 al 19 marzo e coinvolgerà molti esperti di scacchi, educazione e ricerca scientifica. Il mio interesse principale riguarda il legame tra gli scacchi e le discipline scientifiche (le cosiddette STEM – Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).
Sono lieto di condividere con voi alcuni punti interessanti emersi dalla nostra conversazione.
Uberto Delprato (UD): Alessandro, la tua esperienza con i progetti CASTLE e CGS finanziati dal programma ERASMUS+ europeo, insieme al progetto italiano SME “Allena la tua mente”, ti rende la persona ideale per spiegarci il collegamento tra gli scacchi e le discipline STEM. Quali ritieni essere le caratteristiche principali che rendono gli scacchi utili per lo sviluppo intellettuale dei bambini e degli adulti? E perché è particolarmente rilevante nell’ambito STEM?
Alessandro Dominici (AD): Parlando in dettaglio, ho partecipato fino ad oggi a 18 ricerche in Italia ed Europa (a partire dal 2005) sia come coordinatore che come promotore. In quasi tutte queste ricerche abbiamo esaminato l’impatto degli scacchi sulle abilità logico-matematiche e sulla capacità di problem solving, principalmente su bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni.
Quindi, rispondendo alla tua domanda sull’ambito STEM, credo che fino ad ora le nostre esperienze ci abbiano fornito una risposta chiara riguardo alla M di Matematica. Questo mi sembra già sufficiente per stabilire un collegamento tra gli scacchi e le discipline STEM.

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UD: Come ricercatore, mi spinge a chiederti cosa intendi esattamente con “risposta chiara”.
AD: Con “risposta chiara” intendo tre ricerche in cui abbiamo ottenuto risultati significativi. In queste ricerche, abbiamo osservato un miglioramento delle abilità logico-matematiche nei gruppi sperimentali attribuibile all’attività degli scacchi e non al caso.
Mi riferisco agli studi “Scacchi e Apprendimento della Matematica – SAM” (INVALSI 2011) del Prof. Alberto Martini [1], “Il training agli scacchi può migliorare i risultati PISA in matematica?” [2] e “Lo studio degli scacchi nella scuola può migliorare l’abilità matematica? Differenze tra l’addestramento degli insegnanti e la formazione degli insegnanti nelle scuole primarie italiane” [3], entrambi condotti dall’Università degli Studi di Torino nel periodo 2012-2014 sotto la guida dei Proff. Roberto Trinchero e Sala.
In queste ricerche hanno partecipato complessivamente circa 4.000 studenti. Le altre ricerche che abbiamo condotto (ma non menzionate qui) sono considerate “piloti”, con campioni più ridotti e a volte rivolte ad altri temi di studio (come ad esempio la gioco motricità su una scacchiera gigante). Segnalo un video nel quale il prof. Martini spiega chiaramente lo svolgimento della ricerca S.A.M. e le conclusioni finali.
UD: Queste ricerche hanno avuto un notevole successo, come dimostra il lavoro svolto dal Prof. Sala insieme al Prof. Fernand Gobet sulla relazione tra gli scacchi e le capacità di problem-solving matematico [4]. Ma la mia domanda è diretta: cosa stiamo facendo oggi?
AD: Per quanto riguarda le ricerche attualmente in corso, vorrei segnalare il progetto triennale SME (Scacchi Metafora Educativa) relativo all’ambito STEM. I risultati di questo progetto saranno disponibili a ottobre.
Questa ricerca è particolare perché coinvolge anche le scuole medie ed è triennale, con un campione totale di circa 6.500 studenti.
È sicuramente una sfida più impegnativa rispetto alle precedenti, poiché ottenere risultati significativi nell’ambito logico-matematico in tre anni (considerando anche la crisi pandemica e le difficoltà riscontrate nella continuità del trattamento) sarà sicuramente più difficile. Tuttavia, grazie alla grandezza del campione (uno dei più grandi mai visti nel mondo degli Scacchi nelle Scuole fino ad oggi), potremo sperare di ottenere anche risultati positivi più modesti ma comunque significativi per l’esperimento.
Vedremo quali saranno i risultati. Personalmente sono molto curioso di sapere come andrà!
UD: Anche io! Ma raccontami qualcosa dei tuoi nuovi progetti relativi alla conferenza di Londra.
AD: Sempre nell’ambito STEM, vorrei segnalarti un nuovo progetto Erasmus+ che ha appena preso il via: “Introduzione all’Intelligenza Artificiale, alla Programmazione e agli Scacchi per le Scuole Primarie”. Sto collaborando a questo progetto sotto la supervisione di Paolo Sartorelli del Centro Asteria di Milano. Il progetto verrà presentato a breve durante la Conferenza Scacchistica di Londra. È ancora solo un “pilota”, ma ambizioso e attuale! È un “work in progress” 🙂
UD: Un’ultima domanda sul progetto C.A.S.T.L.E., che so essere considerato una “storia di successo” dalla Commissione Europea. È qualcosa di cui dovremmo essere orgogliosi e penso che molti non ne abbiano compreso l’importanza.
AD: Hai ragione, Uberto, ed è sempre un piacere parlarne. Infatti, ho incluso questo progetto nella mia presentazione per Londra. È vero che C.A.S.T.L.E. è stata una delle “Success Stories” riconosciute dalla Commissione Europea all’interno del programma ERASMUS che ha finanziato più di 150.000 progetti nel corso degli anni. Ma ciò che rende C.A.S.T.L.E. davvero speciale è che è l’unico progetto legato agli scacchi ad aver ottenuto questo riconoscimento!
Il video con i sottotitoli in varie lingue è disponibile sul sito web della Commissione Europea.
UD: Grazie mille, Alessandro. Non vedo l’ora di conoscere più dettagli sul tuo intervento alla Conferenza Scacchistica di Londra durante il giorno inaugurale e sul nuovo progetto presentato da Paolo Sartorelli che salirà sul palco sabato 18 marzo. I nostri lettori saranno sicuramente interessati a scoprire quali discussioni si terranno durante la conferenza e quali saranno le conclusioni raggiunte.
Per coloro che sono interessati a questi aspetti degli scacchi, anticiperò che pubblicherò un’altra intervista lunedì prossimo con John Foley, l’organizzatore della Conferenza di Londra. John ha gentilmente accettato di rispondere in particolare a una delle mie domande sull’impatto che i giochi online possono avere sullo sviluppo delle capacità strategiche individuali.
Riferimenti bibliografici:
– Argentin, G., Romano, B., Martini, A. (2012). Giocare a scacchi aiuta a imparare la matematica? Evidenze da una sperimentazione controllata.

“Un nuovo studio condotto in scuole primarie italiane ha esaminato l’effetto dell’addestramento degli scacchi sui punteggi Pisa di matematica. I risultati indicano che l’inserimento degli scacchi nel curriculum scolastico può migliorare le abilità matematiche degli studenti. Lo studio ha coinvolto sia istruttori specializzati che insegnanti addestrati, confrontando i risultati ottenuti da entrambi i gruppi. I risultati dimostrano che entrambi i tipi di addestramento hanno prodotto miglioramenti significativi nelle abilità di problem solving matematico. Queste scoperte sono state confermate da ulteriori studi successivi, che hanno incluso un gruppo di controllo attivo. Questi risultati suggeriscono che l’insegnamento degli scacchi può essere un efficace strumento educativo per migliorare le abilità matematiche degli studenti.”

[riduci]
Alekseij Troitskij

Studio Scacchistico n.2

A.Troitzky, 1909 – Il Bianco muove e vince

svoboda

Studio Scacchistico n.1

R.Svoboda, 1929 – Il B muove e matta in 5 mosse

Il problema è di Rudolf Svoboda, giocatore e prolifico compositore cecoslovacco (1885-1948), autore del libro “Selezione di 100 problemi di scacchi”.

Non è troppo difficile, ed è divertente e scoppiettante.

C’era una volta il principiante

scacchi-studio

 

 

Non cercare le mosse ! Prima di tutto trova le idee, le mosse le cercherai dopo !

Il maestro continuava a ripetere queste parole, ma io non capivo. Forse ero troppo inesperto (avevo 16 anni e giocavo da poco più di un mese) o forse ero troppo zuccone per gli scacchi, qualunque fosse la causa il risultato era identico: non capivo !

Che voleva dire con quel “trova le idee ?”. E poi, tutti i miei compagni di circolo quando analizzavano le partite cercavano le mosse più forti, quelle che ti fanno vincere, non le idee.

Pensavo, allora, che gli scacchi fossero una specie di boxe della mente e che per vincere bisognasse semplicemente tirare i pugni più forti. In seguito scoprii che neppure nella boxe si vince, se non hai le idee. Che tiri a fare sventole terribili se l’avversario capisce ciò che vuoi fare cinque secondi prima di te?

Mi convinsi così che per vincere negli scacchi, servisse essere astuti, trovare le mosse sorprendenti, inventare trappole diaboliche e metterle in atto prima che l’avversario comprendesse che cosa avevo in mente. Astuzia, dunque, molta astuzia.

Ma il maestro ripeteva: “Non cercare le mosse ! Trova le idee … !!”

Passava il tempo e credetti di capire che le “idee” del maestro non fossero altro che le trappole e i colpi sorprendenti che tiravo.

Questa volta la convinzione mi durò molto più a lungo, anche perchè adesso avevo cominciato a vincere, e chi vince non cambia il suo cavallo.

Un giorno, però, un vecchio austriaco passò per caso al nostro circolo e vi rimase per qualche tempo. Non era un maestro, era solo un vecchio pensionato che veniva a farsi qualche partita.

Lo invitai a giocare, e con mia grande sorpresa, levò dalla scacchiera una delle sue Torri e spinse di un passo il pedone che stava davanti, dicendo :” Ecco, das spiel essere pari, forse”

Pari?

Mi sentii offeso.

Ero diventato abbastanza bravino, ero persino arrivato secondo al torneo sociale per juniores …e costui mi dava una Torre di vantaggio ?

Beh, desideravo dare una lezione alla sua presunzione e accettai il gioco.

La lezione la presi io. Avremo giocato almeno cinque partite e, nonostante la Torre in più, non ne vinsi neppure una. Giocammo ancora nei giorni seguenti, e mai riuscii a vincere. L’ultimo giorno (io non sapevo però che sarebbe partito), afferrò uno dei miei Cavalli e disse nel suo pessimo italiano: “Tu metti lì cavalo e indicò la casa f3, “Perchè tu fai ?”

Non capii bene la domanda e diedi la risposta che mi pareva più naturale: “Beh, nel gioco piano il Cavallo va in f3”. Possibile che non lo sapesse ?

Lui ripetè la domanda e io gli mostrai le mosse iniziali del gioco piano : 1. e4 e5 2 2. Cf3 Cf6,3. Ac4, ecc. ecc.

Il vecchio non si diede per vinto e ripetè per la terza volta :”Perchè tu metti lì cavalo?”

“Perchè attacco il tuo pedone”, risposi un pò bruscamente, cominciavo a seccarmi della sua insistenza.

“Ma io difendo pedone e tu non cattura”. Perché dunque cavalo lì?”

“Perchè…perchè…” mi resi conto che non lo sapevo. Già. Perchè mai attaccare un pedone che sarà difeso? D’accordo, attacco un pedone e sviluppo un pezzo, ma la stessa cosa la fa il Nero, e dunque?

Il vecchio austriaco sorrise, era la prima volta che lo faceva dopo vari giorni che lo frequentavo, aveva un viso da indiano sioux e le decine di rughe si mossero tutte insieme: “Quando tu capisci perchè cavalo lì, tu capisci schachspiel !”

Se ne andò e non lo rividi mai più.

Capii allora che nel circolo c’erano vari personaggi: il MAESTRO, il PRINCIPIANTE, il PRATICO e l’ALLENATORE.

Il Maestro sa perchè il Cavallo va lì, ma non sa spiegartelo, il PRINCIPIANTE non lo sa, il PRATICO crede di saperlo, ma solo l’ ALLENATORE te lo fa veramente capire.

Il vecchio austriaco era un allenatore, probabilmente inconsapevole. Non mi ha ripetuto, come ha fatto il MAESTRO, un principio assoluto, un dogma.L’ALLENATORE mi ha posto una domanda e me l’ha continuata a ripetere finchè essa è penetrata in me e mi ha svuotato di tutte le mie sicurezze.

Adesso ero pronto per apprendere.

(da “LA BATTAGLIA DELLE IDEE NEI GIOCHI APERTI” di Renato Clementi)